Archivio per luglio 2009

100 Canzoni Parte 5 di 5


82 – Federico Giovacchini & Marco Damiani “ Dai voce
al futuro “
“ E quando il
silenzio dona risposteIl nostro cercare non trova ,non trova mai fine . “

Di questa canzone , scritta e composta col mio fraterno
amico Marco in un pomeriggio di anni fa , non troverete traccia da nessuna
parte , non è acquistabile , perché questo brano rappresenta molto più di un
testo e una musica messi assieme per divertimento in un giorno.

Perché è il valore dell’amicizia e della speranza , valori
non mercanteggiabili , e che possono solo essere riposti come un piccolo ,
immenso , tesoro nell’animo e nella vita delle persone .

In quei giorni , anche con questa canzone , tanti semi sono
stati messi a dimora nella terra … una terra allora brulla e dal sapore
secco  , e nervoso  , come il sopportare a fondo perduto e lo
sconforto.

Per molte cose di oggi della mia vita posso e devo
ringraziare Marco , che ha ascoltato e conosciuto senza mai giudicare , che ha
ascoltato la realtà altrui senza mai fare l’errore dell’impartire insegnamenti
o facili paternalismi anneriti di luoghi comuni e frasi fatte , che ha saltato
a piè pari ( senza il minimo sforzo , con estrema semplicità e naturalezza )
l’angosciante , grottesca , e comica pletora di consigli , rimedi e giudizi pescati
dal mare magnum del banale e che son capaci di strappare sempre e solo un
sorriso e uno scuoter di testa.

Marco ha avuto il merito , non comune , non solo di non aver
mai elargito “umanismi , realismi e praticismi “ da saldi della bancarella
dell’usato del sentire e del riflettere ( miopia questa , spesso comoda , e
spesso senza speranza alcuna di guarigione , tipica di coloro che , perfino con
comico piglio , vogliono insegnarti ciò che tu sai già da tanto tempo e che
loro invece non capiranno mai anche se pretendono di insegnartelo.. coloro che
vogliono insegnarti a mangiare il fieno quando , in realtà , non vogliono , non
sanno o non sapranno mai accorgersi ,
che il loro salotto buono è soltanto una stalla  ) , non ha affrontato il difficile col facile
, e nella realtà che ha ascoltato e conosciuto ha dato e trasmesso la cosa più
importante..la fiducia … acqua preziosa .

E di questo , come di tante altre cose , come di quel giorno
passato a scrivere questa canzone , che parlava di amicizia , speranza e futuro
, io te ne sarò sempre grato fratello mio…sempre…

83
– Phil Collins “ In the air tonight “

Di questo grande successo ( e inamovibile classico della
carriera di Collins ) ricordo ancora con affetto il suggestivo video girato in
quei primissimi anni 80  quando ,  più o meno ogni canzone , pareva spesso
trovare ideale complemento in un cortometraggio , e non il contrario come
invece sarebbe successo in seguito , quando l’aspetto visivo avrebbe fagocitato
quello musicale.

Ma ricordo anche il luogo dove io  , se solo in qualche modo avessi potuto
,  avrei
ambientato “ In the air tonight “ .

Lo avrei fatto non troppo lontano da dove abitavo io a quei
tempi , sulle sponde di un piccolo lago , di notte , un posto chiuso da boschi
tranquilli e silenziosi , sotto un cielo che ogni volta  pareva tuffarsi , ricolmo di stelle , in
quello specchio d’acqua .

Tanto da immaginare di voler pescare quelle stelle con le
mani , per poi colorare con esse la mia stessa ombra .

Vedere quel luogo allora , con occhi da ragazzino , e con in
mente le note di Collins era una cosa che mi suggestionava molto..anche se so
bene che quel posto non ha ,  in se ,
assolutamente niente di straordinario , unico o raro … ancora oggi non so
pensare ad un luogo diverso  per “ in the
air tonight “ .

84
– Michael Mc Donald “ Sweet freedom “

“ Sweet Freedom “ è una normale canzone pop anni 80 , molto piacevole
e molto radiofonica , non certo un gioiello inestimabile , ma comunque con una
sua dignità .

Ne sentii per la prima volta le note seduto  assieme a mia nonna  in un autobus di provincia , in servizio extraurbano
, col fiato caldo ( e un po’ fetido ) del riscaldamento interno acceso .

Rammento gli squarci di buio dell’autunno inoltrato , fiato
e vapore sui finestrini , le forme di anziani e ragazzi ad attendere alle varie
fermate , la borsa di mia nonna , il suo dolce profumo e i biglietti nella sua
mano , rammento gli schiamazzi e i baci appassionati di fidanzati ad una
poltroncina di distanza , le risate e le scritte col pennarello , i lamenti e i
dolori degli anziani , le piccole storie di paesi addormentati nel lieve
chiarore dei lampioni.

Quando mi capita di imbattermi in questa canzone , magari
alla radio , non posso non pensare alle sere quando tornavamo a casa e , scesi
dall’autobus , andavamo a comprare qualche “cavalluccio” ( i “ cavallucci “
sono biscotti/dolci senese , ma diffusi un po’ in tutta la Toscana , se ne trova
descrizione anche in Wikipedia ) , ma anche al fatto che ,  allora , quante cose eravamo ancora in tempo
per fare con mia nonna … se solo fosse stata meno assolutista e testarda… sì , tornerei
con lei anche oggi su quel pullman..magari con “ Sweet freedom “ che riappare
alla radio….

85
– Tears for Fears “ Change “

Un duo che non mi ha mai particolarmente colpito o
affascinato , ma dal quale non si può assolutamente prescindere in una ideale
iconografia degli anni 80 e 90 , duo che è comunque stato capace di un pop di
valore e non solo da classifica .

“ Change “ è  , nella mia memoria , la  canzone simbolo ,  o quasi , del giugno 1983 .. quando mi divertivo
nelle sere  , dopo cena  , a inventarmi tornei con un sacco di palloni
nel mio giardino.. i più di essi erano bucati e sgonfi ..ma non importava che
fossero sgonfi .. perché il sorriso bastava e avanzava per giocarci e farli
rotolare fino al cielo…cambierei all’istante pc e playstation per tornare a
quei momenti … per riavere proprio quei palloni sgonfi.. proprio quelli…per
giocarci di nuovo in terra o sui macchinari spenti del vecchio frantoio…

86
– Hall&Oates “ Maneater “

Mentre mi accorgevo , non senza una marcata inquietudine
infantile , che ormai stavo crescendo e che , di lì a non molto , il bambino
avrebbe lasciato posto al ragazzo , nel mio glorioso Aiwa una sera di fine
inverno comparvero d’improvviso le note di “ Maneater “.. al di là del
testo  , e di qualsiasi messaggio
suggerito ,  fu una delle mie canzoni pop
preferite dell’epoca  in assoluto… uno
dei , rari , momenti in cui le esigenze di “ far classifica “ e  comporre una buona canzone riescono a
trovare  la giusta alchimia.

Ho ancora dentro di me quella , sottile , e dolcemente
ingenua sensazione , di quando me ne andavo a mangiare convinto di aver appena
ascoltato una musica adulta…

87
– Police “ Don’t stand so close to me “

Di questa ottima canzone dei Police ne esistono almeno due
versioni : la prima , quella originale ,
nell’album “ Zenyatta Mondatta “ del 1980 ( ed è , per me , in assoluto uno
dei migliori “ brani intro “ , o “ prima traccia “ che dir si voglia , mai
usciti su un qualsiasi album pop/rock ) , la seconda versione invece (
rinnovata e profondamente mutata ) si trova nel Greatest Hits dei Police del
1986 , ed è questa la versione a cui mi riferisco qui , quella che più ha un
significato nella mia memoria .

Se il brano originale ( e relativo video ) ammiccava
maggiormente , e con meno dispiego di elettronica , a quanto scritto nel testo
, il brano invece del 1986 ( con video più vicino ai gusti di metà anni 80 )
trasmette  invece , neanche troppo
velatamente , una sensazione di malinconia , di sottile tristezza.

La stessa che provo , seppur lieve e ammorbidita dagli anni
trascorsi , quando questo brano mi riporta al pensiero della mia vecchia scuola
superiore in quel 1986 … a quell’ultimo giorno di pioggia dove , senza che
nessuno della classe avesse mai potuto sospettare niente , me ne andai per sempre
.

Del resto , a scuola come nella vita , non ho mai avuto il
dubbio talento del pagliaccio , la sordida e viscida purulenza del ruffiano ,
l’automatica accondiscendenza per titoli o gerarchie altrui , o la ben
miserevole,  e miserabile , missione di far
parte di un gruppo anche a prezzo del valore della mia parola , dei miei gesti
, o dei miei pensieri ..e se la conseguenza di tutto questo deve essere che il
mondo ti mette alla porta , io metto tranquillamente alla porta il mondo .

Ci sarà sempre , per comodità o per proprio limite , chi
riterrà che uno status , un titolo , un fregio sia ciò che fa la persona e che
sia questa l’unica e sola possibilità di portarne il valore nel mondo.. che sia
l’unico metro di giudizio per se stessi e per gli altri…senza accorgersi che è
un po’ come esser nati fiori e poi bearsi , invece , di essere diventati
barattoli ( con l’etichetta sì , ma desolatamente vuoti  ) in un mondo di barattoli.

Un fiore declina e sfiorisce certo ma , almeno , non
arrugginirà mai .

Di quell’ultimo giorno in quella scuola ricordo ancora il
sincero stupore di qualcuno.. ed è buffo ,  ridicolmente paradossale , il fatto che certi
gesti e certe parole ci siano soltanto ( o tornino ad esserci soltanto ) quando
hai già il piede oltre la soglia… che certi gesti e certe parole ti vengano
appoggiate addosso per trattenerti , in qualche modo , come corde quando hai
già aperto l’ombrello..e te ne stai andando sotto l’acqua di un temporale
d’inizio estate .

Forse per certe persone diventi visibile solo quando la tua
sagoma sparisce nella pioggia , chissà.

88
– Ufo sigla telefilm

Ufo è stato un mitico telefilm di fantascienza  dei primi anni 70 , imprescindibile per tutti
coloro che sono stati bambini o ragazzi in quegli anni.

Come ogni prodotto di intrattenimento che giunge al successo
ha ispirato all’epoca molto marketing ( anche fumetti )  , ma è anche stato capace di stupire quel
pubblico con invenzioni originali , con storie quasi mai banali e con effetti
speciali che , ovviamente , seppur oggi letteralmente surclassati , fanno
ancora la loro dignitosa figura .

La sigla e la musica che l’accompagnava erano
indimenticabili , con un mirabile gusto del ritmo musica/immagine , in anticipo
perfino su molti videoclip che sarebbero comparsi solo anni più tardi.

Ricordo quando , molto piccolo , con un gessetto cercavo di
ricreare sulla lavagnetta del minuscolo banchetto in camera mia il suono dei
perfidi rotori alieni , e proprio questo è ,
in assoluto ,  uno dei miei
ricordi più antichi e affettuosi .

89 – Rockets  “ Under the Sun “

Quel che sappiamo dei Rockets  ( una delle più celebri e fragorose meteore
del pop anni 70/80 ) se si eccettua il loro “ look “ passato letteralmente alla
storia  della musica , e parodiato da
Elio e le Storie Tese in un festival di anni fa , non è poi molto .

Infatti non saprei adesso dire , quantificare , il loro
valore musicale ..se poco o tanto.. ad intuito mi son sempre sembrati come la
versione più commerciale di un ibrido … un ibrido più o meno ideale e più o
meno riuscito tra il cosiddetto “ kraut rock “ e l’elettronica “ robotica “ dei
Kraftwerk …poi posso anche sbagliarmi.

Comunque sia la loro presenza in queste mie 100 canzoni più
importanti ( e importanti non vuol dire le più belle in assoluto per me , ma
solo quelle che per un verso o per un altro hanno un posto particolare nella
mia memoria ) è perché ricordo questo brano far parte come sigla di chiusura di
un festival , credo quello del 1984 .

Rammento che questo brano ( accattivante e gradevole ) era
in tv una sera , mentre io e la mia famiglia eravamo appena tornati a casa da
una bella gita nel golfo di Baratti , uno splendido giorno di inverno tra mare
e castelli medievali .

E quella fu anche l’ultima gita che la mia famiglia fece … a
quella giornata , per un verso o per un altro ,
non ne seguirono altre .. mai più .

Mi rivedo ancora a scartare , in salotto , davanti alla tv ,
una cioccolata bianca…quasi ne posso sentire ancora sotto le dita il frusciare
della pellicola argentata .

90 – Captain Sensible “ Wot!

Wot ! del bassista ex Damned è stata la canzone “ tormentone
“ della primavera 1983 .

Una di quelle canzoni che facevano la fortuna dei 45 giri e
che , per la loro piacevolezza pop/dance , erano nate per essere passate in
continuazione dalle radio.

Una canzone , nell’ambito suo genere , praticamente perfetta
e perfettamente costruita per avere successo.

La  mia memoria mi
porta qui alla fine della terza media , alle ultime feste fatte alle scuole
medie , dove  , in mezzo a panini ,
bibite e tanta confusione ,  delle
ragazzine si esibivano a ballare da sole sul ritmo di Captain Sensible.. mentre
io ero assai più interessato a cercare , in qualche modo , e magari anche in
maniera goffa e ingenua , di incrociare occhi che non avrei mai dimenticato..

91
Jeeg
Robot d’acciaio

Uno dei miti assoluti dei cartoni animati giapponesi , un
classico irrinunciabile della prima ,  storica  , ondata delle produzioni giapponesi .

A ragionare con freddezza oggi possiamo dire che era un
anime che aveva  sì alla sua base , un buono
studio della storia giapponese ( seppur ovviamente rielaborata e presa a
scenario/pretesto per un prodotto di intrattenimento ) , ma che ad oggi , per
disegni e situazioni , appare forse fin troppo datato..a ragionare con
freddezza oggi sappiamo anche che , probabilmente ,  Jeeg nacque per marketing puro e semplice … e
cioè per veicolare robot e giocattoli con l’innovazione degli agganci
magnetici.

Eppure…tutto questo sarà anche vero…però… il fascino di
questo cartone ( come di tanti altri ) non può che solleticare la memoria
bambina…e riportare in superficie l’ansia per quei “ componenti “ che
sembravano non arrivare mai a Jeeg…il giorno passato a martirizzare mio padre
perché la tv non voleva saperne di sintonizzarsi .. o l’ombrello  , bianco e rosso , che presi a mia mamma per
andare a vedere da solo il film di Jeeg al cinema.. e l’uscir poi fuori , al
termine della proiezione , mentre pioveva , ma tutto contento perché ero stato
da solo al cinema e anche perché , ovviamente , l’eroe robot aveva vinto..

E poi.. come si può dimenticare questa sigla , questa
canzone.. celeberrima e indispensabile nella collezione musicale dei bambini di
allora…ed ancora oggi oggetto di discussioni e leggende metropolitane .. ancora
oggi suonata e ripresa in diverse cover.. a volte per ridere , e  a volte con vero affetto , quello che
indubbiamente merita ..

92 – Ivan Graziani “ Limiti ( affari
d’amore ) “

Ivan Graziani è stato , e non credo di essere in errore ,
uno degli autori meno seguiti e più sottovalutati dell’intera scena musicale
italiana , in perenne attesa di essere scoperto davvero quando era in vita o
ri-scoperto oggi .

Questo è successo forse per incapacità  , di pubblico e critica , di riconoscergli un
posto accanto ai cantautori classici…forse per non aver voluto mai scendere a
facili compromessi con la capacità da cassa di risonanza della tv.. forse per
aver voluto vivere la musica come mezzo principalmente per esprimersi , e il
resto viverlo solo come conseguenza a questo ..chissà..resta il fatto che ha raccolto
molto meno di quanto meritava.

Se un disco come , ad esempio ,  “ Ivan Garage “ del 1990  fosse uscito col nome stampigliato in
copertina di qualcun altro della scena musica italiana , recente o meno che sia
, sarebbe stato subito accolto come un capolavoro , cosa che invece a Graziani
nessuno si è mai sognato di riconoscere.

“ Limiti ” mi rammenta in maniera forte l’imbarazzo per
ritrovarmi all’improvviso in un posto che non era mio , e che non avrei mai
potuto ,  ne voluto  , sentire mio .. per ritrovarmi
all’improvviso solo , e lontano , da ogni strada che portasse all’amore .. come
se ogni strada non fosse altro che una curva senza orizzonte..

93 – Limahl “ Too shy “

Ci sono canzoni che non è possibile scindere dal tempo in
cui sono uscite , impossibile ( almeno per me ) immaginarmi una pop song 100%
anni 80 come questa nel 1997 o nel 2005 , il legame di queste note è
assolutamente indissolubile da quegli anni .

Un brano che a sentirlo oggi , appare sì decisamente
gradevole e ben fatto , ma che per le sue caratteristiche suona inevitabilmente
un po’ datato , qualcosa che è rimasto troppo figlio del suo tempo .

Il frammento di memoria che mi riporta alla mente “ Too shy
“ è una lunga camminata che facemmo io e mia mamma , una mattina , ad estate 1983
, dopo essere stati da un medico ..ricordo che avevo appena preso all’edicola
un romanzo della serie Urania ( mi pare“ Dark Crystal “ ) e che lo
sfogliavo..mentre passeggiavamo tranquilli davanti all’assolato e silenzioso
teatro romano di Volterra , mentre la polvere del vecchio campo di calcio
ancora non sapeva che avrebbe fatto posto al cemento di un parcheggio

Era una bella giornata di sole , normalissima , senza nulla
di straordinario , ma che non scorderò mai , perché era profumata dal dolce
silenzio di una estate nata da poco , profumata della bellezza del cuore di mia
mamma .

94 – Great Mazinger sigla

Che dire di Great Mazinger che non sia da sempre , e per
sempre , nell’affetto di tutti coloro che sono stati bambini in quei tempi.. un
cartone che pure nella sua brevità , nel suo classico ( ma quasi mai banale )
scontro bene/male , ha fatto riflettere , commuovere e sognare ..qualcosa che ha
permeato di se l’immaginario di almeno un paio di generazioni.

Viene quasi da dire che ( e so bene di dire una esagerazione
, ma provatevi a spiegarlo razionalmente ai ragazzini di allora..) senza questo
anime giapponese non ci sarebbero stati gli anni 70.

Rammento con affetto che ero molto più pronto a fare in
tempo , il pomeriggio , ad aspettare l’inizio del cartone , che la mattina ad
arrivare in tempo a scuola.. e questo non so proprio rimproverarmelo , anzi ,
ne sono proprio felice.. perché non c’è scuola che tenga…perché niente ,
assolutamente niente , potrà mai ripagarmi di quei momenti di attesa ..mentre
alla tv partiva la pubblicità dell’Ovomaltina e subito dopo la bella ,
suggestiva , sigla del Grande Mazinga.. perché ricordo ancora il sole che
entrava dalla finestra della cucina..lo sento ancora sulla pelle.. perché ,
soprattutto , niente potrà mai ripagarmi di quei momenti passati alla tv con la
compagnia di mia mamma.. e niente lo potrà mai..

95
– Pink Floyd  “ The gunner’s dream “

Questa canzone , per me indimenticabile come il suo
splendido assolo di sax , fa parte di uno degli album meno considerati in
assoluto della discografia dei Pink Floyd , il meno amato di sempre ( a quanto
pare ) da David Gilmour , e cioè “ The final cut “ .

Giudicato come un album realizzato con gli scarti che non
trovarono posto sul leggendario “ The Wall “ , e come una prova di forza del
leader Roger Waters nei confronti del resto del gruppo , difficilmente trova
posto nell’ideale discografia da portare con se su una isola deserta anche per
un amante dei Floyd .

La mia opinione è del tutto divergente , anche se sono pronto
ad ammettere che nel mio , personale , giudizio su questo album pesano
ciclopici motivi d’affetto.

Sarà che “ The final cut “ è stato  , assieme a “ Thriller “ di Michael Jackson ,
il primo album che abbia mai comprato in vita mia.. sarà che ne acquistai la
cassetta ad una bancarella del mercato assieme a mia nonna… in una fresca e
piovigginosa mattina di primavera del 1983 che , a volte , nei miei sogni
,  torno a visitare spesso…sarà che
quando mi misi ad ascoltarlo l’emozione che mi colpì fu grandissima , tanto che
mi pareva di ascoltare qualcosa che non faceva parte di questo mondo…non lo so
, non so dirlo o spiegarlo.. so soltanto che questo album e la splendida “ The
gunner’s dream “ , con i suoi versi e la sua musica , abiteranno per sempre il
mio cuore..

96 – Michael Jackson “ Billie Jean “

Al di là di ogni polemica o giudizio sull’artista e/o sulla
persona , farei un delitto a me stesso se negassi che devo , al Michael Jackson
dell’album “ Thriller “,  una sensazione
che , poche volte , ho avuto la possibilità di sentire nella musica leggera ..
la sensazione di essere felice mentre ascolti delle canzoni.. magari questo è
stato per via del mio essere troppo giovane all’epoca.. per una sorta di
ingenuità fanciullesca.. eppure così è stato davvero .

La sensazione di essere felice mentre ascoltavo  “ Human nature “ sotto il grande albero del
giardino di casa mia , tra il sole che occhieggiava in mezzo alle fronde e il lieve
profumo dei fiori , farà sempre parte della mia pelle…e proprio questa
sensazione.. è il vestito che ogni tanto piace alla mia anima di indossare
ancora oggi .. quando il buio si avvicina troppo.

“ Billie Jean “ è una di quelle canzoni che , all’epoca (
assieme al relativo , indimenticabile , video ) non mi sarei mai stancato di
sentire… ogni volta , ad ogni ascolto ,
pareva nuova .. proprio come , forse , l’ingenua  , ma dolce e irrinunciabile , capacità di
ogni adolescente di essere sempre se stesso e sempre nuovo .

97 – Battiato “ Il re del mondo “

Questo è uno dei brani , forse , meno noti in assoluto di
Franco Battiato  ma  , almeno per me ,  per il mio sentire ,  è una delle canzoni più belle che il
cantautore siciliano abbia mai fatto.

Criptica , con un senso sottile del mito ( l’Agarthi ) e
della storia , malinconica…semplicemente splendida sia nella versione del 1979
che in quella , forse più elettronica , contenuta in “ Mondi Lontanissimi “ del
1985 .

Il ricordo qui è legato a pomeriggi d’estate passati in
penombra , lontani dal clamore più bruciante del sole.. ma è legato anche ad
altri eventi , ad altri tempi ( assai meno lieti ) quando , anni dopo lo
sfiorire di quelle estati , mi ritrovai invece in autunni dal vento freddo e
solitario .. dove era necessario spaccare a mani nude  il cuore di sasso del mondo per trovare un
po’ di calore..

98
– Lucio Dalla “ Washington

“ Washington “ a mio parere non è una delle più belle
canzoni di Lucio Dalla  perché ,  pur con un ironico e intelligente non sense , pur
molto gradevole da ascoltare e in linea col pop italiano ( e non solo ) di metà
anni 80 , non può reggere il confronto con altri , autentici , capolavori ( per
esempio potrei citare “Com’è profondo il mare “ ) .

Ma questa è comunque una canzone per me veramente
particolare e storica , una canzone che ogni volta non può che suscitarmi un
brivido.. la sentii ad una radio , rimasto solo in un silenzioso dopocena ,  nella “dependance “ di una grande villa sul
mare nel giugno 1986… ancora posso sentire l’inquietudine che avvertivo in me
in quei momenti… in quella attesa di qualcosa che avrebbe cambiato ancora una
volta la mia vita e ancora una volta in pochi giorni.. posso ancora avvertire
il buio del parco che stringeva da vicino ogni nota.. ancora sentire il rumore
dei passi dei miei genitori sulla ghiaia del sentiero.. mentre  Dalla cantava di occhi a mandorla e di voli
lontani..

99 – Sting “ Moon over Bourbon
Street “

Tra i libri che conservo tuttora dei primi anni della scuola
superiore , in mezzo a quella pagine un po’ sdrucite e scarabocchiate , fa
sempre bella mostra di se la fotocopia di alcuni testi dell’ex Police e , tra
di loro , anche  di questa bella , e
particolare , canzone .

Quella fotocopia era il tentativo , da parte di un
professore d’inglese , di avvicinare una classe allo studio .. forse non colse
esattamente nel segno come avrebbe voluto nelle sue intenzioni originarie , ma
è certo che , almeno , riuscì a far scoprire a più di uno studente delle
canzoni molto belle.

“ Moon over.. “ è canzone forse un po’ prolissa e verbosa ,
anche un po’ teatrale se vogliamo , ma la sua bellezza e il suo fascino erano ,
e restano , indiscutibili .

Qui la memoria corre ad adolescenziali pomeriggi passati a
fantasticare di vampiri o licantropi innamorati , sull’ululato che si coglie
alla fine del brano , ma anche alla serena attesa della primavera , di quella
primavera che avrebbe di nuovo colorato d’azzurro e di morbido vento le antiche
mura della mia città .

100 – Anderson , Bruford , Wakeman & Howe ( Yes ) “
Brother of mine “

Mentre la musica inizia a prendere strade sempre più
ramificate , e il grunge si appresta di lì a poco a seppellire ( o  , comunque ,
a ridimensionare notevolmente almeno a livello di massa e di impatto sui
mass media ) il pop/ metal e il pop da classifica per come era conosciuto negli
anni 80 , alcuni componenti storici di una della band mito del progressive più
classico , gli Yes , pubblicano un nel 1989 un disco..” A.B.W & H “.

Disco davvero pregevole e di una coerenza , con la loro precedente
storia musicale , che seppur non perfetta fa comunque sembrare il loro album un
prodotto , suonato e scritto , in un’altra epoca.

Per annosi litigi , e questioni di diritti , con alcuni
componenti rimasti al di fuori di questo progetto , non poterono usare il loro
nome storico , ma soltanto firmarsi con i rispettivi cognomi .

“ Brother of mine “ è un po’ la canzone simbolo di questo
album.. lunga ( chi non ama il progressive classico la definirebbe “ ampollosa
“ ) ma con momenti davvero emozionanti e suggestivi , per un sentito , spesso
vibrante , connubio tra musica e parole , un testo che ritengo bellissimo ,
assolutamente da leggere.

Il mio ricordo legato a questa canzone è quello di una
vacanza in montagna , una vacanza  non
del tutto riuscita e non del tutto felice , un po’ grigia in verità  .

Ma che resta , e resterà per sempre , in me per essere stata
l’ultima volta nella quale ho potuto vivere , condividere  , spazi e tempi con persone che non ci sono
più da tanto tempo..e ascoltare “ Brother of mine “  , con la sua musica , e le sue parole ..
riesce sempre , in un modo che non mi è facile spiegare , a rendere ogni cosa
sempre viva e presente nel mio animo.

Perché questo è l’inafferrabile , inarrivabile , segreto
della musica… e non importa se musica bella o brutta… importa solo che abbia
messo un battito in più nel tuo cuore ..

LouSedgwick 2009

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